Abbiamo parlato, qualche tempo, fa di efficienza e in particolare di misurazione dell’efficienza di uno Studio professionale. Vorremmo approfondire questo aspetto trattando, come del resto è nostro mestiere, qualche numero. Partiamo con i primi due: 80 e 20. Si tratta delle percentuali in cui presupponiamo di dividere le attività produttive (80%) e quelle improduttive (20%) con una nota che riteniamo doverosa: chiamiamo alcune attività “non produttive” senza intendere con questo che siano attività inutili o tempo sprecato. Si tratta, al contrario, di attività che risultano funzionali alla vita dello Studio ma alle quali non possiamo imputare direttamente una produttività, cioè non possono essere valorizzate direttamente a un Cliente. Nel nostro caso tratteremo queste attività improduttive come un costo.
Detto questo, il bilanciamento 80/20 è quello a cui si avvicinano gli Studi professionali meglio organizzati, più efficienti. Partendo da questa assunzione, possiamo andare a calcolare quale può essere la produttività di uno Studio, considerando le sole ore produttive (80%). Un primo obiettivo intermedio è quello di cercare di calcolare la produttività media dello Studio che potremmo riassumere nella formula:
produttività media = fatturato di competenza / numero di ore produttive
Quale potrebbe essere un benchmark per questo valore? A che cifra dovremmo avvicinarci, nei nostri contesti, per poter affermare che siamo di fronte a una produttività soddisfacente? Dalle informazioni che abbiamo, il valore dovrebbe essere tra i 55 e i 60 euro per ogni ora. Questo valore è indicativo per Studi che esercitano un’attività ordinaria, come ad esempio la tenuta delle scritture contabili, l’elaborazione dati, gli adempimenti fiscali, e non considera, quindi, incarichi o lavori straordinari.
Ad esempio, per quanto ci riguarda, per noi che ci occupiamo soltanto di consulenza aziendale, fiscale-tributaria, societaria e di contrattualistica, paradossalmente, le ore (rectius: le attività) apparentemente improduttive sono assai di più: sono tutte le ore che dedichiamo alla formazione, al miglioramento continuo, all’approfondimento e alla specializzazione.
Per rimanere nell’ambito della maggior parte degli Studi, c’è un altro aspetto da considerare per avere un quadro più completo ed è quello dei costi: in particolare il valore della produttività media necessaria a coprire i costi si aggira sui 40 euro. Quindi, con un valore tra i 55 e i 60 euro lo Studio ha una marginalità che si attesta sulla media di mercato; a 40 euro lo Studio non ha una marginalità ma riesce a coprire i costi (in questi intendiamo ricompresi anche i costi figurativi, incluso uno stipendio figurativo dei titolari). E sotto i 40 euro? Una produttività che non riesce a coprire quello che abbiamo definito come un costo pieno, non costituisce tecnicamente una perdita. Ma il più delle volte andare sotto questa soglia significa che i titolari in qualche modo compensano, spesso con sacrifici economici e personali.
Da ultimo, vogliamo specificare ancora un po’ la qualità, se così possiamo dire, della produttività. Anziché considerare una sola generica produttività dello Studio, un’analisi più dettagliata prenderà in considerazione le produttività specifiche di ogni area dello Studio (area strategica di affari) definendo per ciascuna di esse un obiettivo specifico, sia in termini di valorizzazione delle attività, che di contenimento dei costi.